La parola progettazione può essere estesa a molti settori e nel panorama italiano una figura in particolare ha sostenuto, con la pratica del suo lavoro e le spiegazioni dei suoi libri, come questo ambito sia in realtà a dir poco sterminato. La figura a cui ci riferiamo è quella di Bruno Munari.
Nel libro Da cosa nasce cosa, il suo metodo progettuale si adatta a diversi tipi di problemi, richiedendo di volta in volta competenze diverse ed è adatto tanto per i problemi piccoli quanto per quelli grandi. Per spiegarci che cos’è questo metodo, il libro parte da una considerazione spiazzante ma allo stesso tempo illuminante: «Qualunque libro di cucina è un libro di metodologia progettuale.».
L’affermazione, all’apparenza provocatoria, si chiarisce facilmente: i libri di cucina ci forniscono una serie di indicazioni, di passaggi da seguire in un certo ordine, a volte complete di tutti i dettagli per realizzarli.
Questo corrisponde esattamente alla sostanza del metodo progettuale che consiste proprio in «una serie di operazioni necessarie, disposte in un ordine logico dettato dall’esperienza. Il suo scopo è quello di giungere al massimo risultato col minimo sforzo.»
Lo studio Algoritmo, prende il nome dal suo fondatore ALessandro GOrla, il quale fonda gran parte del suo lavoro sulla metodologia progettuale, come unica forma per giungere ad una soluzione coerente alle esigenze di aziende e utenze, ma senza mai sacrificare il gesto e l'intuizione.
Un progetto non può che essere la risposta a un bisogno e questo non può che essere espresso da una domanda. Anche se la domanda iniziale, a prima vista, può sembrare chiara, anche nel caso sia stata posta dallo stesso progettista, a un primo esame rivela sempre la sua incompletezza o incertezza.
Il bisogno espresso non è mai solo ma ne sottende altri, più o meno evidenti, che rendono ambigua la sua prima interpretazione. È necessario quindi un approfondimento che continua per tutto l’arco del processo di progetto e termina, temporaneamente, con la sua conclusione. Si può anche dire, non così paradossalmente, che un progetto non mira ad altro che alla definizione della domanda che l’ha generato.
Semplificando si può comparare lo schema di progetto indicato da Munari ad un algoritmo, procedimento che risolve un determinato problema attraverso un numero finito di passi. Da qui l'imprigionare le lettere in due insiemi consequenziali, interpretabili come passaggi logici e necessari.
Le forme degli insiemi che vincolano le lettere S e A (Studio Algoritmo) traggono ispirazione direttamente dalla tastiera della Olivetti LETTERA 22 progettata dal maestro Marcello Nizzoli nel 1950 che, grazie alla sua leggerezza e trasportabilità, cambiò la vita all'oggetto macchina da scrivere, il quale coinvolse sempre più numerose categorie di utenti anche al di fuori degli uffici, diventando per molti un inseparabile compagno di viaggio e di lavoro, a cui non rinunceranno neppure con l’arrivo della scrittura elettronica, la quale troverà il suo apice funzionale nei prodotti Apple ed in particolare nel computer portatile Macbook Pro, introdotto sul mercato nel 2006, strumento divenuto oramai indispensabile per il lavoro di noi progettisti.
La passione e lo studio degli oggetti di design progettati dai grandi maestri, la conoscenza del mercato attuale, degli strumenti tecnologici e la filosofia secondo quale sia sia necessario conoscere il passato, vivere il presente per interpretare il futuro, hanno guidato passo a passo la genesi e la realizzazione del logo di Studio Algoritmo.